SICUREZZA INFORMATICA: IL RAID

All’interno di un server possiamo avere un certo numero di dischi rigidi dove salvare le informazioni. In caso uno di questi dischi venisse danneggiato (esempio: per guasto elettrico, fulmine, ecc…) si rischierebbe di perdere le informazioni presenti su di esso.
A tal proposito intorno agli anni ’90 nacque una tecnica di configurazione dei dischi chiamata RAID (Redundant Array of Independent Disks ovvero Insieme ridondante di dischi indipendenti). Questa tecnica consiste nell’installare i dischi rigidi all’interno del server raggruppandoli tra loro come se fossero un unico disco di memorizzazione.
Lo scopo del RAID è quello di rendere il sistema funzionante anche quando uno o più dischi vengono persi per qualche mal funzionamento, riuscendo a rimpiazzarli senza interrompere il servizio. Inoltre il RAID permette di aumentare le performance in lettura e scrittura aumentando anche la capacità di memorizzazione disponibile.
Le principali configurazioni RAID più utilizzate sono:

  • RAID 0: (striping = associare) consiste nell’associare almeno due o più dischi in modo da velocizzarne l’elaborazione. Le prestazioni del sistema aumentano con l’aumentare numero dei dischi.
  • RAID 1: (mirroring = specchio) per ogni volume vengono utilizzati due dischi in modo da replicare in tempo reale le modifiche su entrambi. In questo caso se si guasta un disco ho la copia sull’altro.
  • RAID 5: prevede l’uso di più dischi (almeno 3) e distribuisce su di essi i dati di parità, così da migliorare le performance. A differenza del RAID 0 il RAID 5 include anche i parity bit per la correzione dei dati.
  • RAID 10: questa configurazione è l’unione tra il RAID 1 ed il RAID 0. È la tipologia RAID annidata più semplice, è simile al RAID 1 con la differenza che ogni disco può essere “mirrorato”.